









Centro Documentale Enzo Biagi
costituzione di un Centro in memoria di E. Biagi nel contesto dei suoi luoghi di origine
Categoria Progetto:
Culturale/Cultural
Pubblico/Public
Sociale/Social
Data
2008 - 2011
Luogo
Pianaccio, Lizzano in Belvedere (BO)
Importo Lavori
€ 250.000 | progetto finanziato da Regione Emilia Romagna - PSR 2007/2013
Cliente
Comune di Lizzano in Belvedere
Status
realizzato
Progetto Culturale
Flavio Gardini, Matilde Gentilini. Con il supporto di Bice e Carla Biagi
Foto di
Dario Lasagni
“Ho girato il mondo da cronista, ma in fondo non sono mai andato via da Pianaccio”.
Nel borgo natale del giornalista Enzo Biagi, un’ex-colonia del 1927 prospiciente la sua casa ospita il nuovo istituto a lui dedicato, integrato col preesistente Museo del Bosco del Parco Regionale del Corno alle Scale. Dalla collaborazione e la fiducia tra le istituzioni locali, la famiglia Biagi, i Pianaccesi e il territorio nasce una lettura inedita della sua figura, grazie alla relazione con i suoi luoghi d’origine, a pochi passi dalla sua tomba.
Il Centro ospita vario materiale documentale donato dalla famiglia -foto, oggetti, audiovisivi, libri, testimonianze-, programma attività culturali e sociali diversificate ed è attrezzato per eventi, studi e convegni, visite guidate, ristoro e catering.
Il progetto valorizza selettivamente alcuni elementi originari dell’edificio (es. infissi da sostituire), recuperandoli e riassemblandoli per generare un linguaggio dove la casualità e la voluta semplicità di certe soluzioni richiamano i valori di tempi passati, legati alla memoria della terra, dei boschi, della manualità perduta dei nostri antenati: gli stessi valori di schiettezza e trasparenza che hanno caratterizzato il lavoro di Enzo Biagi.
Dalla necessità di sostituire i 62 infissi originari in precario stato di conservazione e privi dei requisiti imposti dalle normative sul risparmio energetico nasce l’idea di mantenerne l’immagine caratteristica, senza scadere nell’imitazione. Per evitare mimesi e banalità storicistiche si decide di preservare la pura memoria “fenomenologica” di forma e immagine originarie sostituendo le bacchette che ripartivano i vetri con delle satinature a vetro riportanti lo stesso disegno, bilanciando il rapporto tra il preesistente e il nuovo, tra il valore della memoria da tramandare e l’importanza di un messaggio contemporaneo nonché di una risposta coerente ai bisogni di oggi.
Collaboratrice: A. Romani